C’è una generazione di quarantenni e cinquantenni per cui Cormac McCarthy ha significato qualcosa, e c’è una generazione molto meno nostalgica per cui i suoi libri non significheranno più nulla. Il passeggero parla a entrambe le generazioni, e dice “io non sono io”. Per spiegarlo devo tornare a una cena di scrittori, editoriali e libraiContinua a leggere “Cormac McCarthy, Il passeggero”
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Nuovi Dispacci #1-11
I primi dieci Dispacci sono apparsi ogni martedì su “Doppiozero” dal 5 luglio al 6 settembre 2022. L’ultimo è uscito su “Passion&linguaggi” il 1 settembre 2022. * * * #1 – Nuovo bestiario minimo Dallo spagnolo despacho, un tempo missiva del ministero degli affari esteri alle sue rappresentanze diplomatiche, portata da corriere o staffetta, diContinua a leggere “Nuovi Dispacci #1-11”
Salient Spring
Il passaggio dall’Antropocene fantasma (invisibile come il grisou) all’Antropocene manifesto (esplosivo come uno schiaffo divino) è stato un attimo. Il merito di questa presa di coscienza non è da ascrivere né ai professionisti del Grand Tour antropocenico, con i loro mémoir patinati su global warming e sesta estinzione, né al metadiscorso (eco)critico, capace però diContinua a leggere “Salient Spring”
Dispacci dall’Antropocene #1-13
Cosa e come scrivono scrittrici e scrittori in questa nuova epoca di collassi? Che cosa fanno artisti, musicisti, disegnatori? Quali sono i temi e gli argomenti che esplorano in prima linea? Dispacci dall’Antropocene è una rubrica che raccoglie, analizza e discute i frammenti meno visibili di un mondo in mutazione: umani, animali, terre che compongonoContinua a leggere “Dispacci dall’Antropocene #1-13”
John Lane: l’Antropocene in versi
Nel 2017 esce Anthropocene Blues (Mercer University Press) di John Lane, una raccolta che esplora in versi i battiti coordinati tra scala geologica e scala biologica, tra Età della Pietra ed Età del Blues, tra transizione olocenica e climate change, tra image making paleolitico e immaginario antropocenico. John Lane è una delle grandi voci delContinua a leggere “John Lane: l’Antropocene in versi”
RAKKA!
Vorremmo che Eva Horn scrivesse su Rakka. Questo desiderio frustrato, la nostra impotenza e insoddisfazione possono rimanere non espresse. C’è un’alternativa: uscire dallo scantinato e salire sul pick up con i buddies ed eccoci qui. Anche perché è arrivato il momento di abbozzare un’ars poetica antropocenica, e dare a chi lo vuole un tool narratologicoContinua a leggere “RAKKA!”
Graeber Redivivus
Mai come in questo periodo storico ci si è resi conto della necessità di interrogare il futuro scavando nella grammatica profonda del nostro passato, un passato umano e animale, una grammatica cognitiva e simbolica. Psicologia evoluzionistica, coevoluzione geni-cultura, paletnologia e antropologia comparata, origini dell’immaginazione e neuroestetica, vicarianza, genetica delle migrazioni umane, Storytelling Animal, Landscape MindContinua a leggere “Graeber Redivivus”
Animali dell’Antropocene
Riportiamo qui, tali e quali, gli appunti che sono stati alla base dell’omonima lecture romana del 23 luglio 2021 all’Ex-Mattatoio, nel contesto di “Re-Creatures. Apparizioni artistiche & altro” a cura di Ilaria Mancia. Strano parlare qui in un ex mattatoio, dove le pareti sono spugne di anime tormentate, di spettri e chimere, che si credaContinua a leggere “Animali dell’Antropocene”
Magliani, o della visibilità
Che senso ha leggere oggi, nell’era del collasso, una storia ambientata nell’estate del 1800? Che senso ha seguire tre disertori che si lasciano alle spalle le guerre napoleoniche per mescolare altrove sogno e paesaggio abbandonandosi ai fumi dell’hascisc? Per il piacere del racconto, certo, per la potenza della letteratura. Dumont, Urruti e Lemoine, sono JeanContinua a leggere “Magliani, o della visibilità”
Perché e come leggeremo Vorrh
La loro scia era immensa. Calpestata e contaminata, la terra era costretta a ripararsi anche dopo la più delicata e attenta delle loro intrusioni… Semplifichiamo un attimo. Ci sono libri belli e utili, belli e inutili, brutti e utili, brutti e inutili. Qui a Grendel ci interessano quelli utili, belli o brutti che siano, perchéContinua a leggere “Perché e come leggeremo Vorrh”
Lingua, spazio, dominio. Laura Pariani
Appena oltre la linea dell’orizzonte degli eventi, la catena di errori e catastrofi. Per la rivelazione nell’apocalisse dovranno passare anni. Prima gli incidenti nucleari, le guerre, poi un virus che stermina l’umanità risparmiando bambini e ragazzi fino a quindici anni. Non è il Supernova Era di Cixin Liu, ma assomiglia molto a certe atmosfere diContinua a leggere “Lingua, spazio, dominio. Laura Pariani”
Appaesamenti tolkieniani
Prendere dimora in un libro è un’esperienza universale, condivisa, fatta di ritorni confortevoli e di addii nostalgici. Alcuni autori più di altri riescono a “fare luogo”, come si dice senza pensarci troppo, avvolgendo il lettore con fasce morbide, strette, tiepide, rassicuranti. Nel mezzo del deserto geologico, nella terra di nessuno tra Gondor e Mordor, primaContinua a leggere “Appaesamenti tolkieniani”
Per un nuovo immaginario geologico
Premessa. La geologia, da Cro-Magnon a Deleuze, è un modello di pensiero cosmologico, filosofico, socio-culturale. Tuttavia in Occidente sembra impossibile emanciparsi dall’asfittica dialettica Ge/Chthon, dalla mitologia greca in generale, dal pensiero aristotelico-cartesiano. Il mondo è molto più vasto e i saperi geologici di culture diverse dalla nostra sono modelli (o spunti alternativi) per ripensare laContinua a leggere “Per un nuovo immaginario geologico”
Sciamanesimo e scrittura
Epistemologie Lo sciamanesimo è un modello intellettuale unificante inventato dagli antropologi per interpretare culture diverse. L’accezione variabile ed estensiva del termine permette di applicare tale modello a svariati gruppi umani. In ogni continente sono state descritte società “sciamaniche” (area circumpolare russa, canadese e americana; Cina, Corea e Giappone; Europa antica e moderna; Africa; Nord America,Continua a leggere “Sciamanesimo e scrittura”
L’atelier di Kenneth White
La terra non stanca mai (Walt Whitman) A volte lo spazio di lavoro di uno scrittore è una geografia performativa, un ecosistema di luoghi e cose che parla del suo metodo e che sostiene il suo pensiero nel farsi. Per due volte, alla fine degli anni Novanta, ho incontrato il poeta Kenneth White a casaContinua a leggere “L’atelier di Kenneth White”
Morte della distopia
Alla distopia dobbiamo tutto. Theory fiction, speculative fiction, alternative utopiche, ucronie perturbanti, un immaginario del limite in grado di trasformare la critica politica in un progetto antropologico disancorato dalla cronaca. Ma la distopia è in agonia per abuso, in dissolvimento per semplificazione e, ovviamente, in aura di banalità. Con La strada di Cormac McCarthy siContinua a leggere “Morte della distopia”
Arcipelago Antropocene
Lo scopo di una mappa è duplice: collocarsi nel mondo e perdersi per il mondo. Una mappa senza lacune non è una mappa: la sua funzione è stimolare l’immaginario perché è il vuoto che lo spinge a manifestarsi. Questa mappa, costruita materialmente in un giorno ma nata da un anno e mezzo di discussioni eContinua a leggere “Arcipelago Antropocene”
HIEMARIUM
Vestibolo temporale Proviamo a immaginare di essere nel 2150. I capodogli non esistono più da almeno un secolo. Proviamo a immaginare adesso di leggere Moby Dick nel 2150. L’animale anatomico e metafisico, le descrizioni d’etnografia marinaresca e di etologia, l’epica uomo-mostro, hanno perduto per sempre il loro referente narratologico, il fulcro immaginativo, l’oggetto. Capire cheContinua a leggere “HIEMARIUM”
Imperium – Prima variante
Nei prossimi tempi giocheremo con Imperium fuori dalle dinamiche librarie. Pubblicheremo parti che non sono nel libro, ramificazioni narrative, bolle scoppiate. La posta in gioco non è editoriale ma narratologica: intercettare i tempi, dare istruzioni per l’uso, spostare il limiti del testo. E qui vorremmo che, come in un romanzo diffuso, qualcuno cominciasse ad aumentareContinua a leggere “Imperium – Prima variante”
Piccola cosmopoiesi portatile
Per fare worldbuilding la lezione più semplice e al tempo stesso più complessa viene dalle cortecce dipinte degli Aborigeni australiani. In genere rappresentano soggetti animali organizzati in modo simmetrico e distribuiti in zone geometriche. In una singola icona, sintetica e plurale, esistono più livelli ontologici calettati l’uno nell’altro: a) la corteccia è la mappa diContinua a leggere “Piccola cosmopoiesi portatile”