
Nell’estate 2019 nasce LGE (La Grande Estinzione), un blog di riflessione su immaginario e scrittura nell’Antropocene. Un anno dopo IPDG sviluppa il progetto concentrandosi sul fantastico, il collapse thriller e la theory fiction.
Il nome del sito viene dal mostro che attacca Beowulf: “Una ragazza o un ragazzo di 30.000 anni fa entra in una grotta profonda. La lampada a grasso vacilla, moltiplica rilievi e cavità, ombre e brillamenti degli accidenti rocciosi, crepe. Le dita sulla pietra viscida seguono i solchi delle unghiate di un orso delle caverne. Gocciolii. Echi di passi. Vuoto. Poi, all’improvviso, la monotonia cromatica del calcare si spezza, appaiono macchie nere, rosse, tratti violenti ma compressi in un ordine temporaneo, gemme e feti d’immagini, e infine, grandiosi, immensi, devastanti, arrivano i corpi dei mammut riflessivi, dei bisonti arroganti, dei cavalli liberi, dei felini vagamente antropomorfi che tendono agguati all’occhio e al cuore di chi li guarda. Questa grotta profonda è la letteratura, è il passato ciclico che da Neanderthal a Platone a Vico abita con immagini la caverna del nostro cranio, è la tana dove Grendel, che è il presente dell’Antropocene, si preme le orecchie per non ascoltare pieno di invidia, geloso, i canti nella reggia di Hrothgar. Questi canti, sull’inizio dell’uomo e dei paesaggi terrestri, sono ciò che ci ha salvato dalla Glaciazione, dal Diluvio, dal Contagio. Sono i canti che carsici riappaiono come fontanili in qualche romanzo contemporaneo, in un poema dei margini, nei sogni della Quarantena o in un film di serie B, in un videogioco. Sono la speranza. Ma Grendel non può sopportare il clear song of skilled poet, perché la cosmogenesi che viene cantata a Heorot è appunto quella che ha bandito il suo corpo deforme di mostro, generato da Caino, negli angoli senza luce e senza festa del mondo. Così, un po’ Grendel un po’ Beowulf, lo scrittore nell’Antropocene deve fare i conti con la caverna” (M. Meschiari, Antropocene fantastico, Armillaria 2020).
Fare i conti con la caverna è il doppio problema del nostro tempo: ragionare sul potere dell’immaginario e della letteratura come strumento per agire nel reale (Fiction is Action); guardare in faccia i demoni e i mostri dell’Antropocene per inventare un nuovo kit di sopravvivenza cognitiva.
Antonio Vena | Matteo Meschiari